L'evaporazione a fascio di elettroni, una forma di deposizione fisica del vapore (PVD), utilizza un fascio focalizzato di elettroni ad alta energia per riscaldare ed evaporare i materiali di partenza, consentendo la deposizione di rivestimenti sottili e di elevata purezza sui substrati. Questo processo è diverso dallo sputtering, che utilizza ioni energetici per espellere il materiale da un bersaglio.
Meccanismo dell'evaporazione a fascio di elettroni:
In questo processo, un campo elettrico ad alta tensione (in genere fino a 10 kV) accelera gli elettroni emessi da un filamento di tungsteno riscaldato. Questi elettroni acquisiscono un'elevata energia cinetica e vengono poi focalizzati in un fascio da un campo magnetico. Il fascio è diretto verso un crogiolo contenente il materiale da evaporare. Al momento dell'impatto, l'energia cinetica degli elettroni viene convertita in energia termica, che riscalda il materiale fino al punto di evaporazione.
- Dettagli del processo:Emissione di elettroni:
- La corrente viene fatta passare attraverso un filamento di tungsteno, provocando un riscaldamento joule e l'emissione di elettroni.Formazione e accelerazione del fascio:
- Un'alta tensione viene applicata tra il filamento e il crogiolo, accelerando gli elettroni emessi. Un campo magnetico concentra questi elettroni in un fascio unificato.Evaporazione del materiale:
- Il fascio di elettroni colpisce il materiale nel crogiolo, trasferendo energia e provocando l'evaporazione o la sublimazione del materiale.Deposizione:
Il materiale evaporato attraversa la camera a vuoto e si deposita su un substrato posizionato sopra la sorgente. Si ottiene così un film sottile, in genere di spessore compreso tra 5 e 250 nanometri, che può modificare le proprietà del substrato senza alterarne significativamente le dimensioni.Vantaggi e applicazioni:
L'evaporazione a fascio di elettroni è particolarmente efficace per produrre rivestimenti densi e di elevata purezza. È versatile e può depositare un'ampia gamma di materiali, tra cui metalli, semiconduttori e alcuni dielettrici. Il processo può anche essere adattato alla deposizione reattiva introducendo nella camera una pressione parziale di gas reattivi come ossigeno o azoto, consentendo la formazione di film non metallici.
Conclusioni: